Otto maggio del 2001. Silvio Berlusconi, ospite nel salotto serale di Bruno Vespa, è in forma smagliante e di ottimo umore. Del resto, per lui, la vita era una goduria. Fininvest viaggiava a vele spiegate, il Milan si era assicurato giocatori di assoluto pedigree come Rui Costa e Pirlo, il consenso popolare a favore del leader fondatore di Forza Italia era in costante crescita. Fu più o meno in quel periodo che, dialogando con la sua carissima mamma Rosa, gli scappò di farle una promessa piuttosto impegnativa: “Vedrai che un giorno diventerò presidente della Repubblica”.
Al momento, davanti alle telecamere della ”concorrenza” di Stato vola più basso e si limita a sottoscrivere, con la penna che gli porge il conduttore, quello che passerà alla storia come il “patto con gli italiani” tra il presidente del Consiglio al suo secondo mandato e il nostro Paese. Tra le esche gettate nello stagno da Berlusconi due erano particolarmente suggestive: tetto minimo per le pensioni a un milione al mese e meno tasse per tutti. Il “volantino” con firma autografa del presidente finirà nelle buche della posta di tutte le case. La gente ci crede ma l’illusione dura poco. Comunque meno del governo di centrodestra costretto a dimettersi prima della scadenza. Da quel punto in avanti ha inizio la discesa di Berlusconi nei terreni più accidentati e velenosi. Il re era nudo e pareva spacciato.
Mai dire mai. Anzi, come sosteneva Indro Montanelli, “Berlusconi potrà anche scomparire, ma il berlusconismo gli sopravvivrà perché come tutti i virus ha infinite possibilità di mutazioni”. Come volevasi dimostrare. Dopo aver diretto dalla cabina di regia le operazioni “golpiste” ai danni del governo di Mario Draghi e con smacco per il presidente Mattarella, il Cavaliere più prescritto e più indagato e più condannato della storia, riemerge e si dichiara pronto a riprendere in mano le sorti dell’Italia garantendo, questa volta, mille euro netti al mese per i pensionati e un milione di alberi da interrare al posto del forse troppo ambizioso ponte sullo stretto. Vuoi vedere che aveva ragione Einstein con le sue teorie sulla relatività di tempo e spazio? Il Berlusca non si rassegna e arringa come venti anni fa mostrandosi ragazzino con l’aiuto dei belletti e fondotinta. Ma ha ottantacinque primavere sulla groppa. Nove più di Biden che passa per rincoglionito internazionale. Eppure, per passare il tempo, non avrebbe bisogno di sostare davanti ai cancelli dei cantieri. Galliani gli ha fatto comprare il Monza per poter giocare insieme. Il resto è vita.