L’allenatore del Cagliari, Claudio Ranieri ha dichiarato in un’intervista al Corriere dello Sport: “Sono contento della mia carriera iniziata 50 anni fa, la auguro a chi adesso sta iniziando. C’è chi è stato più bravo di me, ma io sono più che soddisfatto. Cagliari, l’isola, la Sardegna è il mio scoglio duro, nei momenti difficili – ne ho avuti come tutti gli allenatori – i l ricordo di Cagliari diventa importantissimo. E sempre per questo, quando sono stato chiamato, ho riflettuto a lungo, avevo paura di perdere la considerazione e l’amore che mi ero guadagnato. Non mi piace dare la colpa a tizio, all’arbitro, al rigore, al giocatore, al mercato: e non mi hanno comprato questo e quello e quell’altro. Ho la nave e devo portarla in porto. Gli alibi non fanno per me e non evitano il naufragio. So che mi hanno consegnato una nave, ne ho accettato il comando e devo portarla da qui a là. Incontrerò la bonaccia, e la tempesta. È inutile dire mi hanno dato un carico troppo leggero o troppo pesante, ho imbarcato acqua e si è aperto un buco a destra. La nave in porto è ciò che conta, tutto il resto sono chiacchiere, scarico di responsabilità quando le responsabilità sono solo mie. Ecco la nave che lentamente affonda man mano che si perdono i punti, si alzano le acque, io devo essere la scialuppa di salvataggio. Il mio è un modo di essere. Non ho mai avuto paura di dire, da giocatore e da allenatore, ho sbagliato io. Mai”.
“Nella stagione 1990/91 mi staccavo dal 3-5-2, che facevamo quasi tutti. Solo Sacchi praticava la zona totale. Io facevo l’uno e l’altra, la squadra mi seguiva e riuscii a salvare il Cagliari. Da tempo lo fanno un po’ tutti, per cui ben vengano gli stili di gioco che noi italiani sappiamo sviluppare ed esportare. Credo che il nostro campionato sia il più difficile, non il più bello, proprio per l’attenzione alla tattica . All’estero non la curano molto, la fanno, ma non così esasperata. I linguaggi sono simpatici, non mi piacciono i braccetti, un braccetto è uno che non vuol spendere, c’ha il braccetto corto”.
“Mourinho è un grande, tanto di cappello, è un allenatore ottimo. Mi diede del settantenne. Son cose nostre, cose che abbiamo messo a posto, superato abbondantemente, lui mi ha conosciuto meglio. Quando mi esonerarono si presentò in sala stampa indossando la tuta con la scritta CR , che gli devo dire? Solo grazie, è un grande amico, un grande allenatore, soltanto un grande uomo fa cose del genere. Grazie. La mia Roma migliore è stata quella che presi a zero da Spalletti, facemmo più punti dell’Inter del triplete, però vinsero loro per due. Sarebbe stato bellissimo, un tifoso della Roma che vince lo scudetto con la Roma. Non l’ho mai nascosto e mai lo nasconderò”.
“Quanto può essere difficile esonerare Ranieri, oggi? Non credo sia difficile. Il giorno in cui mi vedessero depresso, o non più in grado di comandare la barca, sarebbe addirittura opportuno. Se fossi il presidente e vedessi che il mio allenatore non ha più in mano lo spogliatoio, dovrei cacciarlo giocoforza. Non sarebbero certamente i risultati a spingermi al licenziamento. Da uomo di sport mi sento di dire questo, poi ogni presidente è libero di fare quello che vuole, ci mancherebbe”.
“Una nazionale mi manca. Al punto che ho dichiarato che il Cagliari sarà la mia ultima squadra di club e se arriverà una nazionale che mi interessa, beh, perché no. Finire da dove tutto è cominciato e il cerchio si chiude”.