Corriere dello Sport – Juve, nuovi arrivi in estate
2024-05-17 09:27:03 Fa notizia quanto riportato poco fa dal Corriere dello Sport:
ROMA – Nel 2015 la Juve era come un abito d’alta sartoria cucito su misura alle ambizioni di Allegri, oggi l’ultimo degli agnelliani in una società rinnovata che progressivamente ha rimpiazzato ogni tassello della vecchia gestione. Nove anni fa Max accettò la sfida di Agnelli: dimostrare al mondo che la metafora del predecessore Conte sul portafoglio da 10 euro in un ristorante da 100 fosse solo un’esagerazione; credette così al progetto affidato alla gestione politico-sportiva e amministrativa di Marotta, aiutato sul mercato da Paratici, divenuto ds plenipotenziario a partire dal 2018 (dopo Ronaldo, Marotta salutò), e da Federico Cherubini, dirigente ancora in società ma con il contratto in scadenza.
Due finali di Champions League per la Juve di Allegri
La Juve di Allegri chiuse la prima stagione sfiorando il Triplete nella finale di Berlino contro il Barcellona. Quella squadra con Bonucci-Barzagli-Chiellini in difesa, con Pogba, Pirlo, Vidal a centrocampo e Morata-Tevez davanti non si è stancata di migliorare e due stagioni dopo arrivò a giocarsi di nuovo la Champions, a Cardiff contro il Real, con in più Mandzukic, Dybala e Higuain. Cinque anni di vittorie, poi l’addio, la svolta filosofica della società con Sarri e Pirlo e le circostanze che spinsero Agnelli a tornare da Max, che mai se ne era andato da Torino e che disse “no” al Real Madrid tanto sentiva forte l’attrazione della sua Signora.
Allegri e il ritorno nel 2022 per il rilancio della Juve
Quando Allegri è tornato, nell’estate del 2022, la Juve stava già cambiando pelle. Max sapeva di accettare un progetto di rilancio – l’uomo di ferro Arrivabene era già stato promosso amministratore delegato – ma non si sarebbe mai aspettato una rivoluzione di tale portata. L’addio di Ronaldo ha lasciato la squadra senza 30 gol; le dimissioni dell’intero Cda per le indagini del caso Prisma hanno cambiato l’anima di un club che Elkann ha preteso passasse attraverso una dieta economica ferrea, scegliendo uomini fidatissimi di conti e di bilanci come Scanavino (ad) e Ferrero (presidente).
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