Gazzetta – Lo scudetto di Arvedi: progetto inclusione, firmato Cremonese

2022-12-23 11:30:12 L’autorevole GdS:
Catering e store con i ragazzi disabili. La società lavora con le associazioni. E non guadagna un euro dal merchandising. I soldi servono per tutte le spese
Inclusione. Questa parola è molto cara a Giovanni Arvedi, proprietario della Cremonese. Che ha pensato a un concetto base per poi sviluppare una serie di attività collegate: lavorare con la disabilità è possibile.
Oggi nelle sale hospitality della Cremo gli spettatori sono serviti nei momenti di ristoro e aggregazione, tra tartine e flute di bollicine, dai camerieri con il grembiule bordeaux. Allo store del club nella centralissima via Solferino, accanto alle vetrine dove impera l’eccellenza del torrone, i ragazzi del progetto Thisability sistemano gli scaffali e consigliano i clienti nell’acquisto dei prodotti del merchandising. E anche lì c’è una particolarità non da poco: i proventi vanno a finanziare tutta questa attività. Perché non c’è scopo di lucro. Il merchandising per una società di calcio è oggi una delle voci più appetite pe il business, una fonte di ricavo. Per la Cremonese e per Arvedi no. Un gesto nobilissimo, non raro, unico.
PROGETTO
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“Siamo andati in controtendenza. Quando il Cavalier Arvedi ha sentito parlare di inclusione, di sociale, di territorio, non ha esitato e ci ha detto ‘Andate avanti’”, racconta Paolo Armenia direttore generale del club, una vita nel calcio, da Piacenza (dove ancora vive) a Cremona, passando per l’esperienza di Livorno con Aldo Spinelli. Insomma, ne ha viste eh… “Il rapporto con Thisability risale a quattro anni fa. Quando una una decina di ragazzi, precedentemente formati da un’equipe di pedagogisti ed educatori, hanno iniziato a collaborare con il personale i servizi nelle aree hospitality dello Zini durante le partite interne. Un anno fa partendo da un’idea di Giuseppe Conti, imprenditore molto vicino a noi, si è aggiunto il progetto dello store in centro. L’obiettivo è lo stesso di sempre: includere nel mondo sociale attraverso esperienze lavorative i ragazzi del team”. Con il supporto di due cooperative (Il Cerchio e Ventaglio dell’Anffas di Cremona) e di una serie di partner privati quello che avrebbe dovuto essere un temporary shop si è trasformato in qualcosa di più concreto, tanto che il negozio ha cambiato location per render ancora più efficace l’azione formativa rivolta ai ragazzi. “Lo sponsor tecnico, Acerbis, ci è venuto incontro, così come l’azienda che produce altro materiale di merchandising con la scritta ‘Red and grey’ (una linea appositamente dedicata), grigiorosso, i colori della Cremo, una linea dal bambino all’adulto. Ma noi — continua Armenia — non incassiamo un euro dalle vendite. Il ricavato va a sostenere le spese vive del progetto. Questa città ha grande spirito di solidarietà e lo dimostra spesso. Durante la pandemia abbiamo fatto un’altra iniziativa: la quota abbonati per le partite non viste su iniziativa della curva è andata in un fondo. Parliamo di 113 mila euro. Una bella cifretta. Sono stati distribuiti a dieci associazioni di volontariato sul territorio”.
IN NEGOZIO
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Allo store c’è una commessa che ogni giorno viene affiancata da un ragazzo o una ragazza con disabilità. Il progetto è seguito da una pedagogista, Benedetta Anselmi. Che sovrintende anche sull’hospitality dello stadio. E ci guida spiegandoci come si fa: come vengono scelti i ragazzi ? Come nasce tutto? “Avevamo già fatto servizi di catering collaborando con quello che solitamente usa il club. L’idea è portare competenza in situazioni operative. Si tratta di esperienze di formazione non retribuite perché non è una collocazione nel lavoro, ma la valorizzazione della competenza. Chi vuole, chiede di entrare in Thisability. Fa un colloquio, un incontro educativo con noi. Il gruppo è aperto, i ragazzi si alternano (quelli dello stadio cambiano a ogni partita ndr), variano, non sono fissi e quelli dello store non fanno cassa. Io faccio i colloqui e spiego soprattutto che il lavoro con disabilità è possibile. Questo è il nostro intento. I ragazzi coinvolti sono 25. Se dopo aver parlato con la nostra equipe tecnica se la sentono vengono convocati tra stadio e negozio. Più che una selezione è una verifica. Non finalizzata al lavoro, ma all’inclusione e al benessere”. La Anselmi è la responsabile pedagogica del progetto e non esclude a priori la possibilità conseguente di inserimento nel mondo del lavoro: “Assolutamente, certo che non la escludiamo”.
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