Sorpasso mancato. L’Inter perde contro la Fiorentina la terza partita consecutiva in campionato, fermandosi a due punti dalla Lazio che così rimarrà così da sola al secondo posto, anche se perdesse a Monza. Ma soprattutto, al di là dell’occasione persa, la squadra di Inzaghi sprofonda in una crisi che non è soltanto di classifica, perché i viola vincono con pieno merito la quinta partita consecutiva, con un parziale di nove gol segnati e soltanto uno subito. Un autentico decollo che fa rima con il crollo dell’Inter, senza il minimo alibi perché stavolta non c’è nessun braccio sospetto nell’azione che frutta il gol del 1-0 firmato da Bonaventura. E quindi, prima di prendersela di nuovo con l’arbitro, al di sopra di ogni critica, oppure con la sfortuna, Inzaghi dovrebbe prendersela con i propri giocatori, a cominciare dall’impreciso Lukaku e anche con sé stesso, per la scelta iniziale di riproporre il suo pupillo Correa escludendo Lautaro, e per le successive sostituzioni che stravolgono ancora di più la squadra. E così questa sconfitta fa ancora più male delle due precedenti contro lo Spezia e la Juventus, perché arriva all’inizio di un ciclo importante, alla vigilia della prima semifinale di coppa Italia contro la Juventus e del doppio confronto con il Benfica. Perché non è certo giocando come contro la Fiorentina che si possono coltivare speranze di difendere almeno il quarto posto in campionato e di fare strada nelle coppe, in Italia e in Europa.
RIMPIANTO LAUTARO – Come se non bastassero gli infortunati Dimarco, Skriniar e Calhanoglu, pensando evidentemente alla prima sfida con la Juventus, Inzaghi lascia inizialmente in panchina Lautaro, insieme con Dzeko, preferendo Correa come compagno di reparto di Lukaku. Una scelta molto discutibile, sia perché l’argentino non parte titolare da oltre due mesi, sia soprattutto perché fa di tutto per far rimpiangere Lautaro, giocando per conto suo senza la minima intesa con Lukaku. Con l’aggravante che il centravanti belga sembra il lontano parente dell’attaccante reduce dalle sue buone prestazioni in Nazionale con quattro gol in due partite. Apparentemente veloce, ma poi approssimativo nel controllo e in ritardo al momento di concludere un paio di cross di Dumfries dalla destra, Lukaku è più simile al gemello che troppe volte ha deluso con la maglia dell’Inter. E così a nulla serve lo sprint di Mikhitaryan che vola nell’area avversaria, fermato soltanto dall’unico vero intervento di Terracciano nel primo tempo.
MEGLIO I VIOLA – E’ vero che a livello di occasioni l’Inter non ne ha avute meno della Fiorentina, ma sul piano del gioco e della iniziativa la squadra di Italiano ha dimostrato di essere superiore fin dai primi minuti, confermandosi una squadra appunto, al contrario di quella di Inzaghi che si affida soltanto agli spunti dei singoli. In casi del genere, però, se i singoli non sono in grado di fare la differenza ha la meglio chi è più organizzato. Ed è proprio questo il merito della Fiorentina, perché Brozovic tornato a dirigere il reparto centrale fatica a smarcare i suoi compagni, soprattutto Gosens che fa scena muta a sinistra, mentre Darmian, Acerbi e Bastoni soffre le accelerazioni dei loro dirimpettai Ikonè, Castrovilli e Saponara che cercano con insistenza la punta centrale Cabral.
IL RITARDO DI INZAGHI – Mentre Italiano dopo l’intervallo sostituisce Quarta con Milenkovic, Inzaghi conferma la stessa squadra che ha sofferto nel primo tempo e viene subito punito. Bonaventura, ex milanista che sente ancora profumo di derby, è bravo a deviare di testa una correzione sempre di testa di Cabral su calcio d’angolo, con la complicità di tutto il reparto difensivo. Costretta a reagire, se non altro per orgoglio, l’Inter sfiora il pareggio con Barella che colpisce il palo, ma anche questa è un’iniziativa isolata che non spaventa la Fiorentina, vicina al raddoppio con Ikonè. Soltanto a quel punto, con colpevole ritardo, Inzaghi rilancia Lautaro al posto dell’inutile Correa, con l’aggiunta di Bellanova e De Vrij che rilevano rispettivamente Gosens e Bastoni.
MOSSE DISPERATE – Più con i nervi che con il gioco l’Inter prova almeno a pareggiare, aggrappandosi alle classiche mosse della disperazione di Inzaghi. Per l’assalto finale ecco Asllani per Mikhitaryan e soprattutto Dzeko per Brozovic, ma la Fiorentina ha il grande merito di difendersi con ordine e di ripartire con pericolosità, sfiorando il raddoppio con Cabral nel quarto dei cinque minuti di recupero. Quanto basta per capire che non ruba assolutamente nulla, riaprendo le ferite di un’Inter sempre più in crisi.