Stavolta niente sconfitta, ma soprattutto niente a che vedere con Italia-Argentina. Un po’ perché la Germania non ha Messi, non ha Di Maria e nemmeno il Lautaro Martinez di questo periodo, ma anche perché gli azzurri hanno giocato con orgoglio, fiducia, attenzione e con qualche idea in più rispetto alla Finalissima. Nel primo tempo abbiamo rischiato, ma abbiamo pure colpito un palo con Scamacca e concluso abbastanza, soprattutto con Frattesi (tre volte), anche se senza precisione. La differenza a favore della Germania si è vista soprattutto in quei primi 45‘, anche se va considerato un aspetto significativo: l’Italia era nuova, nuovissima, Mancini l’aveva completamente ribaltata rispetto all’umiliante esibizione contro l’Argentina e, in corso d’opera, l’ha riempita di giovani debuttanti, mentre la Germania era nella sua versione classica, un prodotto finito. E poi nella ripresa più Italia che Germania, sono arrivati i gol (vantaggio azzurro con Pellegrini, pareggio immediato con Kimmich) e anche tanti incoraggianti esordi, a cominciare da quello di un ragazzino del 2003, Wilfried Gnonto, autore dell’assist per la rete di Pellegrini. Quanto meno, dopo il terrificante 0-3 contro l’Argentina, siamo ripartiti e, in un momento come questo, è già una buona notizia.
METODI DIFFERENTI – L’idea di Flick era chiara: possesso palla prolungato (al 90′ sarà del 65 per cento) e paziente attesa del pertugio dove infilare Werner, Müller e i due esterni. Quando perdevano palla, i tedeschi non si abbassavano ma correvano in avanti per riprenderla subito. L’idea di Mancini era invece più sbrigativa, una volta recuperata palla subito la verticalizzazione su Scamacca o su Politano per sfruttarne lo scatto. La controarma dei tedeschi era però efficace: linea difensiva alta e azzurri spesso (troppo spesso) in fuorigioco. La Germania preferiva il fianco destro per attaccare, con le sovrapposizioni di Henrichs al fianco di Gnabry che si accentrava per lasciare spazio al terzino. Erano ben dentro il gioco Kimmich e Goreztka, ai tedeschi mancava talvolta la precisione nei tocchi e negli spunti di Sané e Gnabry. Che ha sbagliato un rigore in movimento nel finale del primo tempo, dopo che all’inizio, saltando in un amen Biraghi e Pellegrini, aveva costretto Donnarumma a una parata decisiva. La conclusione pericolosissima di Müller era stata invece murata in piena area da Florenzi. Per l’Italia il palo di Scamacca e il gesto tecnico più bello della gara, il doppio consecutivo tunnel di Pellegrini prima su Kimmich e subito dopo su Goretzka.
IL MANCIO INSOFFERENTE – Inquadrato spesso dalle telecamere, colpiva l’atteggiamento stizzito di Mancini, subito impaziente e spesso insofferente per gli errori degli azzurri o per qualche suo suggerimento inascoltato. Il ct era teso. Si è un po’ tranquillizzato col promettente inizio di ripresa: il colpo di testa di Scamacca (che ha bruciato Süle e Rüdiger) su cross di Politano è uscito davvero di poco. L’entusiasmo, nella squadra e nello stadio, è cresciuto col passare dei minuti. All’11′ è nata l’azione più bella degli azzurri, con sinistro a giro di Politano deviato da Kehrer in angolo. Forse è stata solo una sensazione, ma in quel movimento corale abbiamo rivisto la vecchia Nazionale di Mancio, quella pre-Europeo. Flick ha capito il momento e ha cercato di frenare la risalita degli azzurri con due cambi, Hofmann e il giovane talento Musiala, al posto di Henrichs e Sané, protagonista di un’ora non proprio memorabile.
IL DEBUTTO DI GNONTO – Kehrer è intervenuto male su Politano, ha preso il giallo ma ha messo fuori partita il napoletano. Così Mancini ha deciso che se il talento esiste, non ha età e ha fatto esordire un ragazzo del 2003, Gnonto, passato direttamente dalla Under 19 alla Nazionale maggiore, ex attaccante del settore giovanile dell’Inter ora allo Zurigo. Gnonto è andato a destra, nella stessa posizione di Politano. Ma a proposito di giovani talenti, quello di Musiala non è andato a segno: il ragazzino del Bayern ha ciabattato una palla-gol. La Germania aveva ceduto l’iniziativa all’Italia e Flick ha provato ancora a ritoccarla con Gundogan e Havertz, ma l’Italia ha insistito e segnato. E’ stato proprio il ragazzino dello Zurigo, a destra, a fulminare Kehrer, cross e Pellegrini, solo davanti alla linea di porta, ha toccato in rete. Finalmente Mancini ha sorriso.
PARI IMMEDIATO – Tre minuti e la Germania ha pareggiato con Kimmich, dopo un’azione un po’ confusa e con la difesa azzurra non proprio immune da colpe. Il tocco di mano di Werner, precedente al tiro di Kimmich, non era punibile. Sulla scia del pareggio è riemersa la Germania e Donnarumma ha parato prima, con facilità, su Gundogan, poi, con grande difficoltà, su Kimmich. L’Italia aveva esaurito le risorse. Negli ultimi 10′ spazio per Dimarco (fuori Biraghi) e Pobega (per Tonali). Altri debutti nel finale, quelli di Cancellieri (sulla fascia destra, Gnonto è passato nel ruolo di centravanti) e Ricci (al posto di Frattesi). La strada per ritrovare la Grande Italia è lunga, lunghissima, però bisogna fare in modo che questo sia già il primo passo.
IL TABELLINO
RETI: 70′ Pellegrini (I), 73′ Kimmich (G).
ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Florenzi, Bastoni, Acerbi, Biraghi (dall’80’ Dimarco); Tonali (dall’80’ Pobega), Cristante, Frattesi (dall’85’ Ricci); Politano (dal 65′ Gnonto), Scamacca (dall’85’ Cancellieri), Pellegrini. All. Roberto Mancini.
GERMANIA (4-2-3-1): Neuer; Henrichs (dal 59′ Hofmann), Sule, Rudiger, Kehrer; Kimmich, Goretzka (dal 69′ Gundogan); Gnabry (dall’80’ Raum), Muller (dal 69′ Havertz), Sanè (dal 59′ Musiala); Werner. All. Hans-Dieter Flick.
ARBITRO: Srdjan Jovanovic (Serbia).
AMMONITI: Pellegrini (I), Florenzi (I), Kehrer (G), Tonali (I), Havertz (G), Werner (G).