“Nel calcio si inventano competizioni inutili come la Conference League, che chiamo competizione dei perdenti“. Parlava così Igli Tare una ventina di giorni fa. La terza coppa europea, dove la Lazio sarà costretta a giocare da febbraio, “non ha alcun valore per introiti che produce”. La coerenza, dopo queste dichiarazioni, imporrebbe di presentarsi in campo con la primavera e uscire subito. La lungimiranza, invece suggerisce di sfruttarla come un’opportunità. OBIETTIVO – La competizione – è oggettivo – è di livello basso, rispetto alle altre due manifestazioni di più vecchia data. Ma la Lazio nelle ultime stagioni ha dimostrato di non essere all’altezza di impegni superiori. 2 sole vittorie nelle ultime 17 trasferte in Europa sono lo specchio di quale sia la reale dimensione della squadra oltre i confini nazionali. Le lacune nella rosa e la fragilità caratteriale non le permettono di essere competitiva. Lo ha ribadito Sarri anche stasera, nel post partita: “La mia sensazione è che non siamo pronti per giocare due competizioni di alto livello. A volte è proprio questione di cilindrata mentale”. La controprova è nel nervosismo nella gara contro lo Sturm Graz e in quella di stasera dopo il gol subito, nonostante una partita pienamente in controllo, fino a quel pastrocchio Patric-Provedel. “A livello di organico è ovvio che ci manchi qualcosa, ma questo credo che sia abbastanza normale”. Ripartire da un livello inferiore può allora diventare un modo per iniziare a crescere. E pazienza se per gli incassi il gioco non varrà la candela. Dare poco peso a questo torneo sarebbe un peccato di presunzione, che il club biancoceleste non è proprio nella posizione di potersi permettere. Il tecnico lo sa bene: “Snobbare la Conference è stupido – ha aggiunto in conferenza stampa – è sempre una competizione europea. Fra un po’ di turni vedi se è bella, ma su questo non avrei dubbi”. L’obiettivo di una maturazione collettiva quindi si può raggiungere passando anche da questi bagni di umiltà, prima di pensare ad ambire a traguardi più nobili.
RIVALSA – E poi c’è anche un fattore di rivalsa nel misurarsi nella coppa che l’anno scorso ha vinto la Roma. Una possibilità per i laziali di provare a eguagliare il risultato dei cugini. O magari una semplice ancora di salvataggio della stagione, nel caso la corsa Champions si complicasse da marzo in avanti. In ogni caso, vale la pena provarci. Ci sono una storia e una tradizione da difendere: in campo internazionale è stata la Lazio in passato a portare i primi trofei nella Capitale, ma sono anche trascorsi oltre vent’anni dai trionfi in Coppa delle Coppe e poi in Supercoppa europea.. Anche se quella squadra di campioni resterà incomparabile, potrebbe essere la volta buona per tornare a riscrivere il proprio nome negli albi d’oro UEFA. Nell’auspicio, magari, che diventi un punto di partenza. D’altro canto, stasera la Lazio ha perso col Feyenoord. Quindi è proprio la “coppa dei perdenti” che ha meritato di giocare. Almeno le si dia un senso in ottica futura, per provare a spiccare di nuovo il volo.