Fare un passo indietro oggi per poi farne due in avanti. Da quando è tornato in Uruguay, Matias Arezo non ha più smesso di segnare: undici gol in sette partite, due triplette, una doppietta e otto punti dati al Peñarol con le sue reti. Perché non solo fa centro, ma spesso è anche decisivo. Il passo indietro è quello che dall’Europa l’ha riportato in Sudamerica: a gennaio 2022 il Granada aveva investito 5 milioni di euro per prenderlo dal River Plate Montevideo, ma due mesi fa l’attaccante classe 2002 è stato rispedito in patria – in prestito al Penarol – perché considerato non ancora pronto.
L’IDENTIKIT – I due passi in avanti arriveranno, è solo questione di tempo. Sguardo proiettato al futuro, di nuovo in Europa. La crescita di Arezo è sotto osservazione sia del Granada, ancora proprietario del cartellino, ma anche di altri club di prima fascia che lo stanno monitorando: dal Benfica all’Atletico Madrid – che l’aveva già cercato in passato – passando per Siviglia e Benfica. Matias è una prima punta capace di giocare con ogni modulo; destro naturale ma bravo anche con l’altro piede. Personalità da vendere, quand’è in giornata prova anche il gol della vita calciando da metà campo. In Uruguay lo paragonano a Suarez, lui si ispira a Cavani. El Bufalo, lo chiamano.
LA STORIA – Nato e cresciuto con un pallone tra i piedi, ha occhi solo per il padre: “Lavora nell’edilizia e ci ha sempre dato tutto quello che poteva“. La passione per il calcio arriva da lì, ed è condivisa con gli altri tre fratelli. I genitori sono talmente appassionati di pallone che uno dei quattro figli l’hanno chiamato Beckham (sì, di nome). A tre anni Matias è finito subito in porta: “Mi hanno segnato cinque gol, dissi che non ci sarei più andato“. E così fu. Dopo essere passato per difesa e centrocampo arriva l’intuizione di un ex allenatore: “Vai avanti, sarai un grande bomber“. A 15 anni era già in prima squadra, a 16 il debutto. Alla sua età, Cavani, Suarez e Forlan non avevano ancora esordito. Oggi sotto il naso ha ancora il profumo delle torte fritte che quando era piccolo la mamma cucinava per lui e i compagni di squadra dopo ogni partita. I ricordi del passato per camminare nel futuro. Il passo indietro l’ha già fatto, ora si guarda avanti.