La notte dell’Inter diventa la notte di Daniel Maldini, che scrive una pagina di storia. Dieci minuti, i primi che tra i grandi gioca contro l’Inter, e subito un gol. Bello, decisivo, importante. Che varrà 3 punti, perché sarà quello che alla fine farà la differenza. Nemmeno papà Paolo, che il derby l’ha giocato 56 volte, c’era mai riuscito (un solo gol, e fu pareggio). Un gol che fa scopa con quello segnato al Milan, a San Siro, prima del Mondiale. Pochi, ma buoni. E belli.
È bello anche lo Spezia di Semplici, che stende una trappola nella quale Inzaghi casca per intero, con i piedi e con lui tutta la squadra. Semplici lo aspetta e l’Inter ci sbatte contro. Spazi stretti, che diventano strettissimi dopo il vantaggio. Spalle alla porta, Lukaku non serve, anzi è un danno. Lo sapeva Conte e l’ha capito Tuchel. Inzaghi evidentemente non ancora. Non ci fosse lo sciagurato intervento di Ferrer, che regala il rigore a Dumfries, probabilmente l’Inter non farebbe mai gol. Dumfries, incredulo e ingenuo, contraccambia all’azione seguente: il suo intervento su Kovalenko è ancora più folle, da analfabeti del calcio. Rigore altrettanto netto e Nzola sigla il 12esimo gol stagionale e prima vittoria di Semplici.
Certo, se Lautaro avesse segnato il primo rigore, quello che l’arbitro non aveva visto, ma che era altrettanto netto (Caldara su D’Ambrosio) sarebbe di certo stata un’altra partita, perché il muro spezzino avrebbe dovuto aprirsi per tempo e per l’Inter sarebbe stato tutto più facile. Invece Lautaro il rigore l’ha sbagliato (il sesto errore su 17 tentativi con l’Inter). Non solo. Prima l’ha anche scippato allo specialista Lukaku (al 100% di realizzazione con l’Inter), per poi farselo parare dall’ottimo Dragowski (bravo lì e bravo dopo). Perché c’era una volta la LuLa, quando Lukaku era il leader e Lautaro la spalla. Oggi la LuLa non c’è più, perché ridisegnando le gerarchie andrebbe riscritta anche la crasi: molto più LaLu che LuLa, dove Big Rom è il precario e il Toro la stella, il leader, cui Inzaghi evidentemente non pensa di poter dire di no.
L’Inter non poteva avere modo peggiore per avvicinarsi al Porto, dire che sarà il bivio delle ambizioni di Inzaghi non è forzatura ma verità. Stavolta, per una volta, a metà ripresa il tecnico ha persino rinunciato al modulo tradizionale, inserendo Dzeko con Lautaro e Lukaku già in campo. Solo che lo Spezia aveva fiato, gamba e coraggio per chiudersi un altro po’ a riccio e respingere quella marea di palloni che inutilmente cadeva dal cielo. Inter sconfitta, ma non perché distratta. Inter battuta, ma non dalla sorte. Inter battuta prima di tutto dai suoi errori. Che costano caro e fanno male. A Oporto non sarà semplice.
@GianniVisnadi