Madama ha ancora la febbre, la convalescenza si prolunga e sullo 0-0 di Marassi c’è poco da recriminare. Mezz’oretta di Juve che fa la Juve non basta per piegare una Sampdoria arcigna e magnificamente schierata da Giampaolo a presidio del suo fortino. Il brodino sorbito a Marassi sa di fiele, la Juve c’è e non c’è. Fuochi fatui, vorrei ma non posso.
Il primo tempo è una lagna, la Sampdoria comanda e la Signora subisce. Traversa di Leris dopo 6’, palla gol per Cuadrado al quarto d’ora (errore di Augello, paratona di Audero), un paio di scossoni estemporanei, però una Juve senza cuore e senza garretti, disinteressata agli eventi. Vlahovic abbandonato alla deriva, laggiù nei gorghi della difesa blucerchiata. Centrocampisti (Rabiot, Locatelli Mckennie) mosci e come rassegnati alla supremazia della Sampdoria, che gioca sfacciata e leggera di testa e di gambe. Vlahovic per poco non la combina grossa, deviando il pallone calciato dal corner di Sabiri. Palo scheggiato, odore di autogol. Brividi.
Meglio la ripresa bianconera, in crescendo fino alla mezz’ora, contro un’avversaria in fase calante (per via delle troppe energie atletiche spese all’inizio) che non riesce più a giocare alta, a pressare e ripartire come aveva fatto nella prima frazione di gara. Arriva anche il gol, segnato da Rabiot, anzi arriverebbe se Vlahovic, autore dell’assist, non fosse scattato in posizione di fuorigioco, prontamente rilevata dal Var, Banti. E sanzionata dall’arbitro Abisso, troppo tenero con Locatelli e Rabiot che avrebbero meritato il giallo per due entratacce a bulloni spianati.
Il pareggio genovese mette le spine di cactus nel lettone di Allegri e distende una coperta di piume d’oca nel giaciglio di Giampaolo, ancora scottato dall’indiusta sconfitta all’esordio contro l’Atalanta (il gol negato a Caputo dal duo Dionisi-Pairetto. Ricordate?). La Sampdoria ripete il vigoroso match contro la Dea. Centrocampo fitto fitto, squadra corta e ben disposta, se avesse un bomber conclamato, anziché il generoso ma vetusto Caputo, la squadra di Giampaolo potrebbe covare ben altri sogni. Sogni che per la Juve, se non si darà una regolata alla svelta, si trasformeranno in incubi. D’accordo le assenze, pesanti (col lungodegente Chiesa, sono in infermeria Szczesny, Pogba Di Maria e Bonucci siede in panca a fare il vice di Allegri). Tuttavia il plateau dei calciatori a disposizione di Allegri dovrebbe garantire una navigazione meno incerta. Un paio di lampi da Kostic, esordiente a tempo pieno, il miracolo di Audero al 3’ di recupero della ripresa, gli strozza in gola l’urlo del gol.
Ma gli altri? Vlahovic abbandonato a se stesso per quasi un’ora di gioco, Cuadrado chi l’ha visto? Locatelli e Rabiot svagati, McKennie inconsistente. Meglio i subentrati, De Sciglio per l’incorporeo Alex Sandro, Kean controfigura a colori di Cuadrado, Rovella alter ego di Locatelli e Miretti (che personalità!) per l’ectoplasmatico McKennie. Troppo tardi e troppo poco per ribaltare un match che la Vecchia Signora ha tenuto in pugno per non più di mezz’ora.
Timida assai, a tratti virginale, la Juventus del primo tempo. Si accascia docile nei suoi trenta metri e permette alla Sampdoria un comodo giro palla, cambi di campo improvvisi e uno-due in area di rigore allo stretto che una grande squadra non dovrebbe concedere. Madama è in ciabatte e vestaglia, non riesce ad orchestrare uno straccio di manovra, annaspa e inciampa. Locatelli è troppo schiacciato sulla difesa, McKennie vaga preoccupato di arginare ora Sabiri ora Djuricic che sulla trequarti offensiva si scambiano posizione e duettano in punta di bulloni. Rabiot procede a strappi, Cuadrado è quasi assente (sua l’unica palla gol bianconera offerta da un regalo di Augello sparata su Audero), Kostic va a intermittenza sulla fascia mancina e spesso è ignorato dai compagni. Insomma una Juve molle e come rassegnata che attende la manna dal cielo e abbandona Vlahovic là davanti, cercandolo con palloni lunghi che fanno la gioia di Ferrari e Colley, nonché di Audero.
Sei minuti di gioco e Madama arriva ad un pelo dal flop. Taglio illuminante in area di Sabiri per Leris, Bremer e Alex Sandro tagliati fuori dallo scatto dell’esterno di Giampaolo, tocco sotto col destro e pallone sulla gamba di Perin e da lì contro la traversa. Campanello d’allarme! L’occasione di Cuadrado (14’) nasce dalla topica di Augello non dalla giocata juventina. E poi? Poco e niente. La Sampdoria comanda le operazioni, palleggia comoda a metà campo, affonda sulle fasce, tenta giocate di fino in area. Su un corner battuto dal solito ispiratissimo Sabiri Vlahovic svirgola il pallone e lo manda a scheggiare il palo. Madama fa una fatica bestiale ad uscire in palleggio, gioca sottoritmo e senza slanci. Giampaolo ha disposto la sua Sampdoria in un ampio quadrilatero mobile che presidia il centro del campo grazie al sacrificio podistico di Rincon e Vieira, le illuminazioni di Djuricic e Sabiri, e al largo gli assalti di Leris a destra (bravo nel difficile, banale nelle cose facili) e Augello sull’out mancino. Danilo e Alex Sandro sono costretti a restare allineati e coperti, Rugani non è neppure la brutta copia di Bonucci e quando esce palla al piede trova Caputo ad intralciarlo. Persino Bremer fatica sul guizzante Caputo. Il lampo di Kostic al 36’ dal fondo offre a Rabiot un morbido pallone, il francese se la cava con un piatto che fa il solletico ad Audero. Allegri in manca impreca e schiuma di rabbia, in tribuna il trio Arrivabene-Nedved e Agnelli ha la faccia dei giorni dispari e insomma all’intervallo è la Sampdoria che ha qualche motivo in più per rammaricarsi dello 0-0.
Ripresa. La Juve alza il baricentro, Locatelli esce dal guscio, Rabiot avanza a supporto, l’ingresso di Miretti per lo stanco McKennie innerva la manovra bianconera. La Sampdoria arretra, perde lucidità, Augello, Vieira e Djuricic crollano vittima dei crampi, Giampaolo mette mano a Murru, Verre, Depaoli e Quagliarella (per Caputo) e confeziona un 4-5-1 da ultima spiaggia. Vlahovic finalmente ingrana la quinta e serva a Rabiot il pallone dell’1-0, ma il centravanti era scattato in fuorigioco e il gol viene annullato. Un destro di Rovella appena oltre la sbarra, una giocata di fino del solito Quagliarella e l’occasione di Kostic chiudono la serata del Ferraris. Nelle sere afose d’agosto si è visto anche di peggio.
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