Il nuovo capitolo è iniziato in piena estate, con un colpo di telefono. “Era il mio procuratore, Leonardo Corsi. ‘Hai presente l’Akademija? Ecco, qualcuno vuole dar vita a un bel progetto’ “. Goran Pandev si è ritirato poche settimane fa ma al pallone continua a pensare h24, insieme alle prospettive di crescita della sua Akademija, fondata nel 2010 a Strumica, in Macedonia del Nord: “Quel qualcuno è Alessandro Aleotti, il presidente del Brera. E l’idea è quella della diffusione del brand della terza squadra di Milano all’estero, attraverso la creazione di una rete calcistica sul modello proposto dal Manchester City e dal City Football Group di Mansour”.
Insomma, calcio del nuovo millennio.
“Il progetto (QUI SPIEGATO NEL DETTAGLIO) mi è subito piaciuto, è il manifesto di un modo nuovo di intendere questo sport. Io in Macedonia ho fatto tanto, nella passata stagione abbiamo chiuso il campionato al secondo posto e negli ultimi anni abbiamo centrato per due volte la finale di coppa, ma da soli è difficile portare una squadra a vincere. Servono tempo, energie e investimenti importanti”.
Oggi siede nel cda di Brera Holdings, la società che controllerà il Brera Calcio e le altre squadre che diventeranno parte del progetto.
“Le prospettive sono stimolanti e penso che sia il momento giusto per lo step successivo. Sono un combattente, voglio arrivare lontano”.
Il presidente Aleotti sta creando una rete di club, ma come continuerà il lavoro dell’Akademija Pandev?
“Quest’anno in campionato non sta andando benissimo e serve una svolta. A breve la società verrà ribrandizzata e proveremo a rinforzarci per puntare con continuità alla partecipazione alle coppe europee. L’accademia sopravviverà come scuola calcio, anche grazie all’apertura di filiali nelle città in cui ho giocato e nei Balcani. Il modello Brera può essere un volano per i talenti del mio Paese, dando visibilità e opportunità a tanti giovani”.
C’è già qualche nome da segnare sul taccuino?
“Martin Gjorgievski, classe 2005. È un centrocampista giovane, ma sembra avere già anni di carriera alle spalle. Mi ricorda Pirlo, vi assicuro che ne sentirete parlare”.
Ha pensato di coinvolgere qualche suo vecchio collega?
Esita, sorride. “No, non ho parlato con nessuno, anche se mi piacerebbe. Sappiamo come vanno certe cose, con i risultati è tutto più facile”.
Dove si vede tra qualche anno?
“Vorrei fare il direttore sportivo, è un ruolo che mi affascina e in cui penso di poter dare una mano con le mie competenze. Credo di non avere le caratteristiche per fare l’allenatore”.
A differenza di tanti suoi ex compagni, come Thiago Motta e Stankovic, che hanno scelto la strada della panchina.
“Thiago diventerà uno dei migliori cinque tecnici al mondo, è propositivo e non gli mancano le idee. Deki si salverà con la Samp anche se la situazione non è semplice, ne sono convinto. Pure lui, ha un gran futuro”.
Un altro suo ex compagno, Inzaghi, allena una squadra in cui lei ha fatto la storia.
“Con Simone ho vissuto bei momenti. Alla Lazio voleva giocare sempre in coppia con me, diceva che solo io gli passavo la palla per far gol (ride, ndr). Già in quegli anni era matto per il pallone, conosceva tutti i calciatori e i tecnici fino alla Serie D. Assurdo. Spero possa vincere lo scudetto con l’Inter e far bene in Europa”.
Dove i nerazzurri proveranno a tornare ai quarti di Champions 12 anni dopo l’ultima volta. Ricorda per caso la partita?
“E chi se la scorda. Contro il Bayern fu una rimonta pazzesca, completata da un mio gol. Sono convinto che questa squadra possa passare il turno contro il Porto, anche se saranno due partite dure. E poi, chissà…”.
Agli ottavi di Champions ci sarà anche il Napoli, un altro club a cui è molto legato. Cosa pensa dell’avvio di stagione dei partenopei?
“Spalletti lotterà per il campionato fino alla fine e dico che sono loro i favoriti. Anche in Champions stanno impressionando e possono passare il turno. Magari il destino regalerà una finale italiana con l’Inter. Molto complicato, ma sarebbe il top. E a quel punto, che vinca il migliore”.