Serie A: La crisi del calcio italiano: la storia infinita

2022-09-10 11:02:25 Non si sprecano commenti e polemiche in questi minuti sui social a proposito dell’ultima news riguardante la Serie A:
EIl calcio italiano non alza la testa. Nonostante siano cresciuti i soldi spesi per i trasferimenti (il secondo campionato che ha speso di più quest’estate dopo la Premier) e le partite del ‘Calcio’ si possano classificare come divertenti (2,44 gol a partita), i risultati in Europa non arrivano mai. Il Campionato Europeo raccolto nell’estate del 2021 è già un ricordo del passato visto il nuovo dramma mondiale e la Conference League vinta dalla Roma resta un torneo minore, lontano dai successi del passato in Champions League.
Ma… Cosa sta succedendo in Italia? Da L’Inter di José Mourinho raggiunto l’unico Treble che una squadra italiana abbia festeggiato in tutta la storia (2010), nessun altro ha mai alzato la Champions League… e nemmeno l’Europa League. La cosa più vicina a festeggiare un club del calcio è stata la Juventus (e le sue due finali perse contro Barcellona e Real Madrid) o la sconfitta dell’Inter de Conte in Europa League contro il Siviglia. A distanza di anni, infatti, l’arrivo della Roma in semifinale (lasciando alle spalle il Barcellona con quel gol di Manolas) è già classificato come ‘evento miracoloso’.
Mourinho festeggia la vittoria in Champions League con l’Inter nel 2010.
Questa prima settimana di competizioni europee della stagione 2022/23 ha portato ancora una volta nel fango i club italiani. Anche se è vero che il calendario non è stato facile, né Inter né Juventus hanno potuto programmare faccia a faccia contro Bayern e PSG… Milan, campione d’Italia, ha perso punti a Salisburgo. E la Roma o la Fiorentina hanno fatto o sono andate vicino al ridicolo contro Ludogorets e RFS dalla Lettonia. Solo Napoli (con una storica vittoria contro il Liverpool) e la Lazio hanno lasciato alta la bandiera italiana.
Un problema alla base
«Quello che è successo contro la Macedonia (nel Repechage, ndr) è quello che succede con i club italiani da 12 anni. Non abbiamo vinto nulla in Europa dal 2010, l’Europeo è stata una magnifica eccezione. Continuiamo a comprare stranieri per i club e i settori giovanili sono pieni di gente da fuori”, ha dichiarato Sacchi Arrigo Pochi mesi fa, dopo l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale del Qatar 2022.
Quello che è successo contro la Macedonia è quello che succede con i club italiani da 12 anni
Quest’estate, senza dubbio, è stato uno dei temi più ricorrenti nei dibattiti dei media sportivi italiani. Non ci sono opportunità per i giovani talenti delle accademie ‘Calcio’? Non molti. Dovrebbe essere dato di più? Dovrebbero. Ma se da un lato contrasta il fatto che le categorie inferiori dell’Azzurra sono presenti in quasi tutte le competizioni internazionali della loro categoria, quei giocatori che si distinguono nei primi anni non fanno mai il salto al professionismo.
Salvo casi isolati, è molto difficile vedere un giocatore passare direttamente dalla Primavera (giovanili) alla prima squadra. E meno nei grandi. Attualmente Calabria (Milano), Miretti (Gioventù), Zalewski (Roma) u okoli (Atalanta) sono alcuni dei pochi casi di giocatori nostrani che spiccano nelle grandi. Ed è difficile per tutti inserire e aggiungere minuti.
Roberto Mancini, Ct Italia.
Lungo il percorso, interminabili incarichi in squadre di serie B o di serie C, contratti che si affrettano fino alla scadenza dell’ultimo anno… e poi carriere senza focus nelle squadre modeste dell’infracalcio. Altrimenti, squadre dall’estero iniziano ad ‘assalire’ le accademie italiane sapendo che il talento esiste. Gnonto (ora al Leeds) o Casadei (acquistato dal Chelsea in cambio di 20 milioni) sono i casi più recenti.
Stadi del XX secolo
L’Italia aspirava ad ospitare Euro 2032… fino a Ceferina ha dato loro uno schiaffo alla realtà. “EURO 2032 a rischio? L’Italia non ha uno stadio che possa ospitare una finale di Champions League. Juventus Stadium o Udine Stadium sono ‘ok’ per una finale di Europa League. Per il resto impossibile…”, dichiarato. Con queste parole, la Turchia ha preso il comando della sua candidatura e “Calcio” ha vacillato di nuovo.
L’Italia non ha uno stadio che possa ospitare una finale di Champions League
In Italia solo Juventus, Udinese, Atalanta e Sassuolo hanno stadi di proprietà di club di Serie A. Quattro su 20. Il resto, proprietà della regione o del consiglio comunale. Qualcosa che provoca infiniti processi burocratici ogni volta che si vuole realizzare una riforma infrastrutturale.
Visione di San Siro.
L’esempio più lampante, il nuovo San Siro. O quella che dovrebbe essere la nuova San Siro. Anni e anni di dibattito, progetti presentati e milioni spesi da entrambi i club per avviare anche il processo di costruzione. Tutto per (al 09/09/2022) non aver posato nemmeno la prima pietra. E non sembra che andrà giù presto. Se il sindaco approva il progetto, l’opposizione lo rallenta. Dibattiti pubblici, burocrazia e idee affogati negli uffici.
Cercando di copiare il ‘modello Premier’… in parte
Uno dei punti chiave per la crescita della Premier League come la conosciamo oggi è stato l’afflusso di denaro straniero nel calcio inglese. I proprietari di tutto il mondo hanno acquistato i club più forti d’Inghilterra e hanno portato un nuovo modo di pensare alla Premier.
Quell’idea è ora copiata da ‘Calcio’. O meglio, investitori. Dagli Stati Uniti sono arrivati tanti imprenditori che hanno rilevato Milan, Roma, Fiorentina, Spezia o Bologna (Est, dal Canada). Nelle categorie inferiori (serie B o serie C) proliferano anche i proprietari stranieri. Il prezzo basso dei club e le potenzialità del campionato invitano a investire in Serie A.
Lautaro Martínez, dopo la partita di Champions League contro il Bayern.
Il problema, però, è che tutto si ferma a metà. Se si cerca di importare un’idea, la burocrazia (tutti i proprietari stranieri vogliono un nuovo stadio, ma…) lo ferma… quello, o un’assemblea leghista che a volte porta a risse tra proprietari di club.
Anche, I diritti TV per la serie A sono bloccati. Soprattutto quando si vende all’estero. Una differenza quasi imbarazzante con la Premier che sta trasformando il calcio italiano quasi in una ‘fucina’ per i club inglesi infinitamente più ricchi. La domanda è: se l’ultimo della Premier entra in stagione più del fuoriclasse di Serie A, come possiamo richiedergli di gareggiare in Europa? Forse dobbiamo abbassare le nostre aspettative.
Non mancheremo di aggiornarvi in caso di ulteriori sviluppi sulla vicenda.
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